Valle dell’Acquafraggia
Piuro, Sondrio
Giugno 2019
Ci troviamo in val Bregaglia a pochi kilometri dal confine con la Svizzera, sulla strada che porta a St. Moritz, lungo il fiume Mera, affluente del lago di Como. La località Borgonuovo deve il suo nome alla ricostruzione avvenuta in seguito all’immane frana del Monte Conto che nell’anno 1618 cancellò la ricca e colta città di Piuro e quasi tutti i suoi 1200 abitanti.
L’attuale territorio di Piuro si estente verso nord con una superficie di 84 km² attraverso la valle dell’Acquafraggia e la valle di Lei fino alle Svizzera. Della valle di Lei vi racconterò forse un giorno, quando ci sarò arrivato a piedi. La valle dell’Acquafraggia invece prende il nome dal torrente omonimo, emissario di un lago di origine glaciale all’altitudine di 2043 metri.
La denominazione Acquafraggia deriva dal latino Aqua Fracta, che sta ad indicare un corso d’acqua continuamente interrotto da cascate, tra queste, prima di immettersi nella Mera, spiccano le monumentali cascate dell’Aquafraggia, due distinte cascate a doppio salto alte circa 170 metri.
Al di sopra delle cascate, arroccato su una terrazza naturale, è visibile Savogno (932 m), un antico borgo di origine medievale da cui un tempo si transitava per andare a Coira, capitale delle Tre Leghe nell’attuale Svizzera. Dalla prima documentazione dei 210 abitanti dell’anno 1628, e la statistica di 247 abitanti del 1866, a partire dal 1968 venne definitivamente abbandonato ed oggi è abitato da 2 rifugisti e 3 altre persone, più le famiglie che d’estate ritornano a vivere le case dei propri antenati. A Savogno sembra che il tempo si sia fermato.
In questa foto scattata alle 7:00 di mattina si vedono le case nella parte più alta di Savogno, il campanile della chiesa parrocchiale di San Bernardino, consacrata nel 1465, e il panorama sulla val Bregaglia e la città di Chiavenna. L’immagine è stata elaborata da una doppia esposizione, con filtro polarizzatore circolare.
Il sentiero normale per Savogno inizia nella località Sarlone nei pressi delle Cascate dell’Acquafraggia, con un dislivello di 500 metri, attraverso una scala di 2886 gradini appoggiata sulla roccia.
Questa volta sono diretto verso il lago dell’Acquafraggia e la mia gita inizia la sera prima, quando mi fermo a passare la notte nel bosco al termine del tratto carrabile della strada forestale Bregalone-Savogno, per transitare è necessario acquistare un tagliando in vendita presso alcuni bar di Piuro. Alle 6:30 mi incammino e trovo gli operai che iniziano a lavorare. È infatti in costruzione il terzo lotto da 2,8 km della strada che condurrà al villaggio medievale dopo 600 anni in cui è stato raggiungibile solo a piedi.
La camminata non è breve, mi aspettano 1000 metri di dislivello, cammino per i gradini di pietra oltre Savogno. Mi imbatto in una cappella dedicata a Sant’Antonio che riporta l’epigrafe “Il paradiso costa fatica ma è bello“, un concetto piuttosto semplice che però acquisterà significato quando arriverò al lago, che è veramente una paradiso.
Lungo il cammino trovo una moltitudine di cascatelle che invitano ad attardarsi a fare fotografie. Queste due foto sono ottenute con lunga esposizione singola con ND 500, un filtro che lascia passare solo lo 0,2% della luce.
Terminata la scala esco dal bosco e il sentiero, un tempo via di transumanza, prosegue confondendosi con il prato. Costeggio vecchi ruderi e case in pietra tutt’ora abitate dai pastori del luogo, incontro gruppi di bovine all’alpeggio. Qui il torrente si fa più largo e meno impetuoso, in una valle ancora in ombra alle 8:30 del mattino.
In questa fotografia da doppia esposizione ho fatto in modo che fossero ben leggibili sia il torrente, sia l’alpe Ponciagna illuminata dal sole del mattino.
Ho ancora molto da camminare. Dopo aver attraversato il torrente nei pressi di un caseggiato inizia la parte più ripida del sentiero. Salgo sull’alpe Ponciagna (1816 m) dove mi trovo immerso in una natura rigogliosa, con un grande arcobaleno di fiori, scarabei, farfalle ed altri insetti.
Finalmente verso mezzogiorno e mezzo arrivo al lago dell’Acquafraggia (2043 m). Un bacino di origine glaciale circondato dalle montagne, tra cui le cime più alte Pizz Gallagiun (3107 m) e Cima da Lägh (3083 m), sulle pendici di quest’ultima nasce il torrente Acquafraggia, immissario ed emissario del lago, sullo spartiacque tra tributari del Mare del Nord, del Mediterraneo e del Mar Nero.
La sensazione è di trovarmi in paradiso, circondato dal verde e da rododendri, sotto un cielo azzurro con batuffoli di nuvole, l’acqua cristallina e freddissima. Il sole è abbagliante e colgo l’occasione per fare un breve bagno e abbronzarmi un po’.
Questa è una semplice foto su treppiede, con filtro polarizzatore per saturare meglio il cielo e i verdi e rendere più trasparente l’acqua.
In quest’altra ho fatto una doppia esposizione, uno scatto normale per fermare il movimento delle nuvole, e una posa di 15 secondi con filtro ND 500 per ottenere l’acqua a specchio.
Da questo punto partono diversi sentieri, siamo a due ore di cammino dal dal passo di Lei (3163 m), a un’ora dal passo del Turbine (2420 m) e a quattro ore dalla dogana di Villa di Chiavenna.
Il tempo scorre e sono quasi le 17:00 quando inizio ad avviarmi sul sentiero del ritorno. Nella prima foto si vede il sentiero che costeggia tutto il lago e sullo sfondo il passo di Lei, con le nuvole che mi suggeriscono che sia meglio tornare a valle. Nella seconda si vede il ponte di legno che scavalca il torrente Acquafraggia in uscita dal lago e sullo sfondo il ruscello che proviene dal vicino laghetto di Piangesca (2098 m).